Natale 2008

Ci fu un uomo mandato da Dio, il cui nome era …

 

 

Quante volte, ogni giorno, cerchiamo la luce affidandoci a qualcuno?

Io pure, prima d’iniziare a sviluppare questo breve pensiero, mi sono affidato a qualcuno, andandomi a rileggere l’articolo dello scorso anno: Natale 2007.

Coincideva, stranamente, con una nascita. Ora è passato un anno!

 

Un anno che potrebbe essere catalogato estremamente negativo, visti gli avvenimenti, se non fosse per quell’annuncio che ogni anno, grandi e piccini, sentiamo vigoroso dentro di noi:

 

Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà!

Un amico, vedendomi, mi contestò parte della frase dicendomi: la traduzione corretta è “… agli uomini che egli ama”.

Vero! Però la mia era una frase laica, perciò rivolta a tutti. Ne consegue che era più idonea così: … di buona volontà!

Ora, dal Prologo di Giovanni (1,6) ho tratto questa.

Più che tratta l’ho fatta mia, come lo scorso anno avevo fatto mia quella di Lc. 2,14.

 

Infatti, non voglio parlare di Giovanni Battista, perché ho messo gli omissis invece del suo nome; e gli omissis ci stanno proprio perché equivalgono al nome di ognuno di noi!

Dio ci ha mandato in questo mondo per essere luce: luce a noi stessi ed a tutti quelli che ci stanno accanto.

 

Un amico scriveva pochi giorni fa che a Natale siamo soliti fare tanti bei proponimenti di cambiare, sentendoci tutti un tantino più buoni. Per la verità li facciamo, i proponimenti, perché vediamo che siamo un tantino più cattivi di quello che avremmo dovuto essere. Diversamente non li faremmo.

Personalmente è decenni che non ne faccio più, da quando, pressa poco, diventai maggiorenne: in testa e non con l’età!

E ciò non perché mi paia d’essere buono, ma perché mi sembra un anacronismo.

L’essenza ontologica di Persona dove sta? Nell’essere stati mandati!

Mandati per nascere, per crescere, per operare e pure per … morire. E, in ogni frangente, per essere luce: a noi stessi ed agli altri.

Ma prima d’essere mandati si deve essere scelti: e Dio ha scelto ognuno di noi dandoci in dote, quale companatico corroborante per il viaggio, alcuni talenti.

 

Dio è morto!

Sì, è morto soprattutto nel cuore dell’uomo.

Che poi Dio sia realmente morto è un ragionamento di lana caprina; infatti, non potendosi dimostrare scientificamente che esista, si deduce che non si può dimostrare neppure che sia morto. Diversamente a che ci starebbe a fare la fede?

Perciò quello che è morto, o che muore ogni giorni nell’uomo, e l’essere luce; non quella luce (giorno) che creò per prima cosa con la Genesi, ma quella luce della ragione che illumina il nostro cammino.

 

Siamo una Nazione cattolica; però: dove sono i cattolici?

È Natale!”dicevo lo scorso anno. E in questo giorno le chiese si riempiono: piene di tanti pagani[1] e di pochi cristiani! Pagani senza luce!

Perché l’essere pagano, in questo caso, non è in antitesi con l’essere cristiano, ma è la negazione dell’essenza di Persona.

Un pagano è un perfetto cristiano, anche se non crede in Dio, o se crede in altro, quando si fa carico del suo essere Persona, perciò nel riconoscere negli altri tante altre Persone.

Diversamente non si è luce, ma tenebra: quella dell’egocentrismo, dell’egoismo e dell’individualismo.

 

La crisi finanziaria che si è abbattuta sulle nostre teste è figlia dell’egoismo: dell’arraffare a spese degli altri quanto più è possibile a costo di rovinare alcuni, se non tutti.

Regole bypassate, comportamenti spregiudicati, fondi altrui gestiti con assoluta noncuranza e rispetto, facile guadagno frutto di enorme rischio e gestione allegra di beni societari sono i mezzi di un incedere smodato proprio della globalizzazione selvaggia.

 

La morte decretata per legge ad un inerme non è la Legge della Persona[2], ma la legge dei giudici. Giudici che nelle tenebre del comprendere la legge vedono solo l’individualismo: l’essere persona solo se produttivi.

Gli altri come oggetto al nostro servizio.

 

L’anteporre il proprio diritto a quello altrui è il frutto dell’egocentrismo: il pensare che gli altri siano solamente di supporto al nostro interesse nella famiglia, nel lavoro e nella società. E allora non si concepisce il dovere del diritto, ma si reclama solo il diritto: il fare tutto ciò che più ci aggrada.

Ma ciò non è più diritto, ma solo iattanza del nostro essere non persona, ma “sole” cosmologico allietato da tanti pianeti, diramazione esistenziale del nostro essere oggetto principale egocentrico.

 

Oggi È Natale!

Un natale di rinascita e di comprensione del nostro vivere sociale; un natale di donazione all’altro senza alcuna distinzione tra credente e agnostico.

Perché, in definitiva non si nasce solo una volta, bensì in ogni momento in cui confrontiamo il nostro essere persona con il diritto di esistere altrui.

 

Spesso ci poniamo domande escatologiche: da dove veniamo, perché ci siamo, perché viviamo, perché soffriamo, perché amiamo e dove andiamo; e non ci accorgiamo che sono false domande.

Tutto ciò che significa? Che manca in noi la luce: la luce del nostro esistere, perciò dell’essere Essenza/Persona.

Se nella notte facessimo luce agli altri senza fare simultaneamente luce a noi stessi, non saremmo Persona, ma unicamente Cosa. Non un Essente, ma solo una materia esistente.

Un faro fa luce al navigante, ma è solo un punto luminoso fermo, statico e incapace di regolarsi da sé: ha bisogno di una persona per essere costruito e reso funzionante.

Perciò la persona che crea e fa funzionare il faro è essenziale alla persona navigante. Non esisterebbe la prima se non ci fosse la seconda; e viceversa.

Hanno parità e importanza esistenziale!

 

Cos’è il Natale?

La risposta più ovvia è: la nascita di Gesù! Ma questa è la risposta più banale e insignificante che ci sia.

Il Natale è invece la Luce: la luce dell’esistere che crea connessione e importanza all’Uomo.

Un uomo non sarebbe nulla da solo e, per quanto longevo, sarebbe unicamente un semplice oggetto: un esistito satellite all’esistente. Morto l’uomo l’esistente persisterebbe, perciò avrebbe realtà esistenziale egocentrica rispetto all’uomo.

La sua (dell’uomo) importanza è data da quella Luce, “Sia la luce”, della Genesi, senza la quale neppure Dio avrebbe visto che era buona.

E, proseguendo nella creazione, si arguisce che il creato fa parte di quello “sviluppo” divino, o materiale, che è Essenza stessa del suo nascere.

Dio, in sostanza, è “nato” insieme alla Luce, o, ponendola teologicamente, è la Luce, il creato … l’uomo stesso.

Ama il prossimo tuo come te stesso!

E amando il prossimo si ama Dio: … ogni volta che farete ciòlo avrete fatto a me.

 

Ne consegue che, per Dio, gli uomini che egli ama sono quelli di buona volontà, perciò quelli che amano il loro prossimo come sé stessi. Perché l’amare sé stessi è l’amare il prossimo; e facendo ciò si ama Dio.

Che strano: tre persone che si amano vicendevolmente!

Questo non vi dice qualcosa?

 

Noi tutti siamo un uomo mandato da Dio; e ci ha mandati per essere luce nel mondo: per vedere che il nostro operare è “buono”.

 

E la luce illumina la nostra nascita “perenne”, il nostro lento incedere e il nostro operare.

Ma se alla luce (ragione) anteponiamo il nostro egocentrismo, egoismo ed individualismo, allora è ovvio che non vediamo più il prossimo/persona, ma neppure noi stessi come Essenza: siamo come materia informe e grezza capace solo di un esistere temporaneo come semplice oggetto.

Non siamo luce, non siamo amati e non siamo di buona volontà.

 

I nostri buoni proponimenti, in cosa consistono? In un’intenzione o in una volontà?

Spesso in un’intenzione, perciò in un normale auspicio; ed allora sono opera morta.

Se sono volontà, allora questa e il seguito di una condivisa comprensione del nostro vivere, perciò un modo operativo procedurale, anche se perfettivo.

Saremo in questo caso luce nel mondo: a noi stessi ed agli altri.

 

A tutti voi parenti, amici, lettori e conoscenti vada il mio sentito:

 

Ci fu un uomo mandato da Dio, il cui nome era … (quello di tutti voi)!

 

Felice Natale 2008!

 

 

Sam Cardell

 


[1] – Pagano, in questo caso, è chi prega per ottenere, vincolando la sua richiesta alla sua individuale necessità: la preghiera feticista e occasionale atta a soddisfare sé stesso.

[2] – Diritto di esistere.

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